Il ddl Daga: un ritorno agli anni ’80?

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Il Ddl (AC 52 Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque), normalmente chiamato Daga in onere della sua prima firmataria, sembra avviato ad un più rapido iter parlamentare.

È un disegno di legge, però, assai poco convincente.

Sintetizzando al massimo il ddl Daga presenta cinque elementi potenzialmente negativi: la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, con l’esclusione dei privati entro il 2020; l’affidamento della gestione solo aziende speciali e non più a società, anche se in house; il trasferimento delle competenze sulle tariffe dall’Arera al ministero dell’Ambiente, e la definizione di ambiti di servizio commisurati a bacini idrici al massimo provinciali, la possibilità dei comuni sotto i 5 mila abitanti, di non aderire ai servizi di bacino.

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