MAGGIOLI EDITORE - Public Utilities


In ricordo di Giuseppe Bassi

Un’estate davvero terribile quella che sto attraversando, funestata dalla perdita di amici ai quali ero profondamente legato.

Dopo la scomparsa dell’Ing. Accursio Oliveri, ieri ci ha lasciati anche il dott. Giuseppe Bassi, dopo un calvario lungo, insopportabile e ingiusto contro la malattia.

Un amico, soprattutto, e un professionista di rara onestà, competenza e capacità, specializzato nel settore dei servizi pubblici e delle società partecipate, autore di apprezzatissime monografie e di tante pubblicazioni apparse su Appalti&Contratti mensile e Public Utilities.

Ha collaborato instancabilmente con il Gruppo Maggioli fino a quando la sua lunga e terribile malattia ha purtroppo prevalso.

Ho condiviso, insieme al comune amico Fabio Moretti, tanti progetti. Lo ricorderò soprattutto per la sua immensa generosità e umanità, che ho avuto la fortuna di ricevere e tanto apprezzare, senza poter mai adeguatamente ricambiare.

Insieme alla redazione esprimo le più sentite condoglianze e il più profondo cordoglio alla moglie Alessandra, alla quale va il mio forte abbraccio.

Alessandro Massari


La morte di Giuseppe Bassi mi ha colpito nel profondo.

Mi ha scosso anzitutto sul piano amicale, perché quando viene meno un coetaneo che conosci da decenni è naturale ritornare sui troppo pochi momenti passati insieme, rimpiangendo anche il non essergli stato abbastanza vicino, anche se lo hai fatto non per egoismo ma per rispetto.

Giuseppe era persona metodica ed abitudinaria, ed è straordinario come abbia reagito ad una malattia che gli ha sconvolto l’esistenza. Ammirevole anche nella sua volontà di combattere una battaglia che sapeva di perdere.

E mi mancherà sul piano professionale, perché era difficile non apprezzare e non stimare le sue qualità di studioso, che pure era tanto diverso da me. Giuseppe era persona di conoscenza tecnica straordinaria e di straordinaria capacità di approfondimento. Preciso, puntuale, analitico. E questo, a differenza del sottoscritto, visto che io tendo a privilegiare la sintesi e spesso tralascio, colpevolmente, il dettaglio. La persona ideale per confrontarsi sui temi relativi alle società partecipate, per sciogliere i propri dubbi.

Stefano Pozzoli


Per raccontare ad un lettore chi è stato Giuseppe Bassi, occorrerebbe procedere a ritroso da ciò che può rinvenirsi nei suoi studi, partendo dall’analiticità e completezza delle trattazioni, per riscoprire i percorsi logici che ne sono alla base, senza lasciarci circuire dalle insidie del “pensiero facile”, cedendo cioè alla tentazione di semplificare all’eccesso quello che sarebbe più conveniente sforzarsi di comprendere nelle sue articolazioni.

Chi lo ha conosciuto, sa bene come la semplicità e l’umiltà di fronte al metodo scientifico abbiano sempre costituito, per lui, un insostituibile (inamovibile, direi) riferimento, impossibile da eludere. Il solo capace di restituire un quadro di conoscenze coerente e veritiero. Quanto spesso, nell’approcciare questioni realmente complesse ed all’apparenza inestricabili, vorremmo trovare scorciatoie utili a dispensarci dalle lunghe ed incerte fatiche interpretative, alle quali una corretta architettura delle idee invece ci richiama? Beh, a Giuseppe questo non bastava ed a questo non si piegava: la strada giusta, per lui, era invariabilmente quella in ascesa: la sola che consentisse di avere, alla fine del tragitto, dall’alto, una visione d’insieme delle cose. Non a caso, lo ritrovavo intento, con fare da collezionista e sincera passione, a ricercare e leggere per l’ennesima volta quel dato o quell’altro testo accademico del secolo scorso in cui la più autorevole dottrina giuridica ed aziendalistica italiana e le più apprezzate espressioni delle strategie d’impresa statunitensi, forgiavano la base delle odierne materie oggetto del nostro studio.
Neppure era un caso che la sua passione per la conoscenza, estesa agli ambiti più variegati e distanti da quelli approfonditi professionalmente, trovasse modo di esprimersi attraverso il suo istintivo desiderio di trasferirla agli altri e favorirne la formazione e la crescita.
Il tutto con la gentilezza ed il garbo di chi sa, ma non ti impone il suo sapere, aiutandoti nel contempo a farlo anche tuo.

Per questi e per molte altre ragioni, mi è difficile accettare di aver perso, tra gli altri, il piacere di approfondire insieme un dato argomento, attraverso il confronto delle nostre intelligenze, tra loro diverse eppure consanguinee, così simili nelle origini e per buoni tratti complementari.

Immaginare di lasciare un amico dopo oltre tre lustri vissuti quotidianamente assieme, tra le mille vicende che il lavoro e gli interessi comuni ti fanno attraversare, non mi è dunque ancora possibile.

Quando le distanze che sai lo stanno allontanando da te da transitorie si fanno definitive, permangono tuttavia i luoghi, gli oggetti, certe percezioni e richiami a prenderti a braccetto per alcuni istanti, perfetti, in cui rivivere l’Allora. Allorché, poi, abbiamo a che fare con la persistenza e la tempestività delle parole lasciate impresse, nelle quali rivediamo chiaramente la persona concentrata nell’atto stesso di tracciarle, diviene chiaro che la sua stessa assenza continua a parlarti.

Spogliandomi da ogni buon egoismo di matrice amicale, eppure, devo dire che, ancor di più, mancherà a me e a tutti coloro che hanno avuto la ventura di conoscerlo, una persona sempre pronta ad accoglierti con un sorriso, anche se stanca e provata, e a parlarti paternamente dispensandoti consigli.

Fabio Moretti


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