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Nuova Tari, più del rinvio bisogna far partire davvero gli Ato

Fonte: quotidianoentilocali.ilsole24ore.com – 05/02/2020
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

di Stefano Pozzoli

In Italia c’è una parola magica che trova spesso compatte, come un sol uomo, le rappresentanze di tutto l’arco parlamentare e di tante, troppe, istituzioni. La parola magica è «rinvio», ed è sempre giustificato da tante apparentemente ottime ragioni ma nasconde in realtà una sola motivazione, ovvero la resistenza al cambiamento, in qualsivoglia forma esso si estrinsechi.
Esempio di questo elemento di unità nazionale, stavolta, riguarda il calcolo della Tari, e si ricorre a un pudico sinonimo di rinvio, ovvero al termine “sperimentazione”, grazie alla quale si ambisce a una sorta di bomba libera tutti. Infatti, nella Conferenza Stato-Città e Regioni del 30 gennaio, il Governo si è impegnato individuare un modo per rendere non vincolante per i Comuni l’applicazione del nuovo metodo tariffario rifiuti approvato da Arera con la delibera n. 443/2019. La data per approvare le tariffe, si ricorderà, era già stata, opportunamente, rinviata al 30 aprile, ma oggi si cerca di lanciare la palla in tribuna se, come già opportunamente osservato (si veda il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 31 gennaio), sperimentazione si traducesse nella semplice libertà di non fare. Diverso sarebbe, invece, intendere la sperimentazione come aver modo di correggere successivamente, e in corso di anno, gli eventuali errori o problemi che si possano manifestare.
Vedremo quale soluzione ci prospetterà il Governo. Fatto sta che le motivazioni addotte per un eventuale rinvio sono oggettivamente molto deboli, perché fanno leva su problemi che ci sono comunque e che curiosamente non si propone di risolvere: chi deve fare il Pef, chi lo deve approvare, fino alla banale, ma forse più onesta: «non lo sappiamo fare». In merito a quest’ultima obiezione viene da rispondere “bisogna studiare”, visto che i correttivi imposti dalla delibera n. 443/2019, in realtà, non sono poi molti e in realtà di banale applicazione.
Un tema, invece, merita di essere ripreso. Alcuni rilevano, quasi accorgendosene adesso, che in alcuni casi gli ambiti territoriali ottimali, perfino in alcune Regioni del Nord, non sono ancora operativi. È vero, verissimo. Ed è certo più urgente attivarsi su questo problema piuttosto che non sfruttare una inerzia o un ritardo per crearne un altro. Per quello che riguarda il settore idrico, ad esempio, esiste una norma (articolo 172, comma 4 del codice dell’ambiente) che introduce un automatismo, ovvero che, qualora l’ente di governo dell’ambito non provveda nei termini stabiliti agli adempimenti previsti dalla legge, «il Presidente della regione esercita, ( ), i poteri sostitutivi, ponendo le relative spese a carico dell’ente inadempiente, determinando le scadenze dei singoli adempimenti procedimentali e avviando entro trenta giorni le procedure di affidamento.
In tali ipotesi, i costi di funzionamento dell’ente di governo riconosciuti in tariffa sono posti pari a zero per tutta la durata temporale dell’esercizio dei poteri sostitutivi. Qualora il Presidente della regione non provveda nei termini così stabiliti, l’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico, entro i successivi trenta giorni, segnala l’inadempienza al Presidente del Consiglio dei Ministri che nomina un commissario ad acta, le cui spese sono a carico dell’ente inadempiente. La violazione della presente disposizione comporta responsabilità erariale».
Ci si preoccupi di estendere anche ai rifiuti una disposizione del genere e, soprattutto, di farla rispettare. Certo, però, è che non è di ulteriori rinvii che hanno bisogno i cittadini e le imprese, bensì di un rafforzamento dell’azione di riforma.


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