La Corte dei conti, nella sua ultima “Relazione sulla gestione finanziaria degli Enti Locali” (cfr. Del. n. 14/SEZAUT/2025/FRG), quantifica in circa il 30% il non riscosso a livello nazionale, con rilevanti differenze tra Nord e Sud, ed una mancata riscossione che è sensibilmente superiore a quella dell’IMU (è il c.d. Tax Gap). Per altro, secondo la Corte, “la spesa per il servizio di gestione dei rifiuti rimane allineata all’ammontare della Tari accertata e non a quella riscossa. Ciò indica che i Comuni potrebbero attingere ad altre entrate per garantire la continuità del servizio rifiuti a scapito di altri servizi”.
Non diversamente accade anche per il Servizio Idrico Integrato, soprattutto dove le gestioni sono in economia.
Il tema della mancata riscossione delle entrate negli Enti Locali è dunque una emergenza nazionale, e colpisce in particolare il Mezzogiorno. Si capisce, pertanto, che il Governo voglia intervenire sul tema, e di questo si occupa la Legge di Bilancio (cfr. Art.118, c. 3) nell’intento di migliorare la capacità di riscossione dei Comuni, intervenendo sulla attività di riscossione coattiva.
Il punto, però, è che si continua a tentare di risolvere la questione con vecchi ed inefficaci rimedi. La norma, come noto, prevede che le amministrazioni locali possano affidare al soggetto preposto le attività di riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate tributarie o patrimoniali proprie. Tale facoltà diventa, però, un obbligo, per la riscossione coattiva, se la riscossione dei residui è inferiore rispetto a dei parametri che verranno stabiliti con successivo Decreto MEF.
Il soggetto preposto per tale attività è una società del MEF, ma non, come ci saremmo aspettati, l’Agenzia delle entrate-riscossione (Ader), ossia l’ex Equitalia, bensì la AMCO, società che fino ad oggi si è essenzialmente specializzata nella gestione e nel recupero dei crediti deteriorati (NPL e UTP) delle banche e di altre istituzioni finanziarie. Una competenza certo pertinente ma che, non per questo, sembra assicurare chissà quale garanzia di performance.
Al di là di chi sia individuato come operatore, però, la norma è, a nostro giudizio, lacunosa. Anzitutto il problema riguarda non solo i tributi bensì anche le tariffe, in particolare quella idrica ed in prospettiva quella relativa ai rifiuti, che non sono soggette ad iscrizione ai ruoli. Soprattutto, occorre sottolineare che il dato della morosità fa parte di un ciclo nel quale è difficile prescindere dalla qualità delle banche dati dei soggetti al tributo: se restano in mano ai comuni e questi non sono in grado di aggiornarle risulteranno sempre un gran numero di destinatari inesistenti. Ancora, niente si potrà fare, in questo modo, rispetto al tema dell’evasione, altro nervo scoperto della fiscalità locale (e no). Infine, resta il grande tema della efficacia forme esecutive di riscossione, ovvero degli strumenti a disposizione, su cui nessuno sembra voler mettere seriamente mano.
Gli operatori, in questo caso quelli pubblici come i privati, vedono, e non a torto, con sfavore e preoccupazione un’operazione che crea un soggetto privilegiato che possa operare, al di fuori sia dell’in house providing sia delle regole di affidamento competitivo. Il tutto, dichiarano, con evidenti forzature con riguarda alle disposizioni comunitarie e nazionali.
Però, al di là della legittimità o meno di una operazione che sottrae al mercato ed ai comuni la riscossione coatta, resta da chiedersi se la strada che si vuole percorrere, possa portare all’effettiva soluzione del problema delle enormi morosità che affliggono i nostri Comuni.
La questione, infatti, è così delicata e centrale per i nostri enti locali, in particolare per quelli del Sud, che meriterebbe uno sforzo assai più profondo e coordinato: i dissesti ed i predissesti dei comuni sono quasi sempre motivati da criticità nella capacità di riscossione, e la qualità dei servizi è pesantemente condizionata da questo aspetto.
Molto meglio, a nostro giudizio, sarebbe affiancare le amministrazioni locali e le società di gestione dei servizi pubblici in un percorso che consenta loro di acquisire una reale capacità di riscossione, cogliendo l’occasione per osservare e rimuovere le tante criticità, tecniche e non solo, che rendono difficile la fisiologia del rapporto di esazione. Occorre un colpo d’ala, non ripetere esperienze che già si sono dimostrate poco efficaci.
Di questo si parlerà nell’interessante convegno che ASPEL ed IFEL hanno organizzato a Roma il 26 novembre prossimo.
Riscossione e legge di bilancio. Un convegno di ASPEL e IFEL il 26 novembre, a Roma, sul tema.
In Italia esiste un tema cruciale che riguarda le Pubbliche Amministrazioni, in realtà non solo quelli locali, e le società di servizi pubblici locali che vivono di una tariffa, ovvero quello della capacità di riscossione.
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